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«Dalla storia dell’arte la riproduzione del corpo è mirata a contemplare la sua bellezza e obbligare l’uomo a guardare al proprio disagio.»
Claudio Lombardo
di Giada Palma e Claudio Lombardo
Tra i primi sguardi rivolti ad un corpo che nasce vi è l’integrità e il genere. Venire a conoscenza della sua normalità o conformazione è necessario per dare un’aspettativa e una prima identità alla nuova esistenza. Durante quest’ultima, l’importanza della “corporeità” acquisirà molteplici sfumature etimologiche e simboliche.
Il corpo e la corporeità sono state e sono oggetto di studio sia di discipline scientifiche che speculative o credenze religiose; ognuna con un diverso atteggiamento di considerare il corpo. Nella medicina il körper (corpo-organismo) è il contenitore di particelle, frammenti e materia (cellule, organi, tessuti) in relazione con processi e sistemi (ciclo di Krebs; apparato cardiovascolare, ecc.). La psichiatria estende questa concezione ai processi mentali che divengono “corporeizzati” (la mente è il cervello). In sociologia i tanti corpi si fondo in Uno («gruppo sociale»); mentre la psicologia offre inizialmente teorie non lontane dalla filosofia anche se tenta disperatamente, soprattutto nei primi decenni, di raggiungere una propria identità scientifica. Tra i casi si ricorda la teoria di Williams James che considerava l’intero organismo come un sounding board: una superficie risonante di fronte agli stimoli emotigeni. In tal senso non è il cervello a guidare il corpo, ma il corpo a guidare il cervello, poiché la sua “risonanza” costituisce un vero e proprio sistema di valutazione primaria degli stimoli. W. James (1884) per primo definiva l’emozione come il “sentire” i cambiamenti neurovegetativi che hanno luogo a livello viscerale a seguito dello stimolo scatenante. Secondo questa teoria, detta periferica, «le persone non piangono perché sono tristi, ma sono tristi perché piangono»; dona al corpo una “psiche”.
L’importanza del corpo come territorio della relazionalità; emerge da una vastissima letteratura concernente l’infant research, la developmental psychopathology e dagli studi sull’attaccamento in cui Harlow e Zimmerman (1959) dimostrarono come i cuccioli di scimmia rhesus preferivano la vicinanza alla nutrizione. Nella pedagogia mirata al contesto infantile o nella psicologia dello sviluppo il “centro archimedeo” per il bambino è il corpo della madre: la base sicura è stabilita dalla distanza del corpo del genitore a quello del bambino. In questo periodo anche il linguaggio della madre è fondamentale: in base alle parole utilizzate la madre restituirà un’immagine del corpo piacevole e degna di amore. Nella prospettiva di Bowlby ci sono «le coccole, i giochi, le intimità del poppare attraverso le quali il bambino impara la piacevolezza del corpo di sua madre, i rituali dell’essere lavati e vestiti con i quali il bambino impara il valore di sé stesso».
La vicinanza e la lontananza tra due corpi diventa nel tempo fattore predominante nelle relazioni dipendenza/separazione. La filosofia con le diversificate interpretazioni, che vanno da Socrate a Platone, dall’epicureismo (l’anima è corpo nel corpo) allo stoicismo (l’anima è corpo) è un susseguirsi di teorie sulla purificazione, passione, felicità nonché una prigione per l’anima. Altresì la religione del cristianesimo assume prospettive contraddittorie dove non si comprende bene che limiti abbia il corpo (basar) rispetto all’anima (nefesh): l’uomo è creato a immagine e somiglianza al corpo di Dio, ma Dio non è un’entità corporea. Il corpo di Dio, sulla quale non si ha testimonianza, è raffigurato più volte durante il percorso storico artistico («La creazione di Adamo» di Michelangelo evidenzia il grado di corporeità attribuito a Dio, come al diavolo nel «Giudizio Universale» di Giotto.)
San Paolo sosteneva che i cristiani non sarebbero morti poiché risorti con il loro corpo. Il digiuno o l’autoflegallezione – periodo principe il medioevo – permette di purificare il corpo; la confessione purifica l’anima dai peccati del corpo e l’esorcismo libera il corpo dallo straniero. In tutti questi casi ad essere salvata è l’anima, tramite il corpo. Nel nuovo testamento diviene tempio, e non più prigione. La naturalità delle proprie pulsioni, gestite e non più limitate. Il corpo porta sempre le tracce e gli effetti della cultura in cui si colloca.
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