La lingua è l’organo che si muove nella soglia e dalla soglia si apre al mondo e porta il mondo nel corpo. Cibo ed eros conquistano senso grazie a lei, che sfugge, mai si ferma, porta dentro e porta fuori, mette in relazione il corpo con la terra e con altri corpi. Non c’è il bello in lei ma il buono e, se Platone ci aveva visto giusto, il buono porta bellezza. Dunque è la regina dell’estetica, che dalla soglia aiuta la memoria a trattenere ricordi di vita. Ma la lingua è anche il nome immateriale che segna l’identità di ogni individuo e della sua comunità, ci dice a chi apparteniamo, da dove veniamo, con chi possiamo costruire senso. Come l’identità di ognuno, è viva e dinamica, molteplice, mai fissa. Mai una, sempre molte. Questo saggiopubblicato da Fefè editore di Roma riflette sulla “lingua”, sul “linguaggio” e sui linguaggi, ma soprattutto sulla loro funzione: unire o dividere.
Scrive Valeria Cantoni Mamiani: «Per gli antichi lingua deriva da lingere, lambire, ma anche da dingua, da cui l’inglese tongue, o da lëzuvis, che nell’area lituana deriva da lëz, leccare. In italiano, lingua ha il doppio significato di organo anatomico e di sistema condiviso di segni per la comunicazione con mille derivazioni che ne ampliano il senso. La lingua è l’organo del gusto e del linguaggio ma è anche il linguaggio stesso (…) Sia grazie al gusto che al linguaggio, noi possiamo essere in relazione con il mondo in un sistema di comunicazione che ci fa giudicare ciò che è buono o cattivo o chi possiamo comprendere e chi invece non capiamo».
VALERIA CANTONI MAMIANI vive e lavora a Milano. Filosofa e mediatrice dei conflitti, ha creato Leadingby Heart, scuola di management per creare ambienti di lavoroemotivamente sicuri e fertili. Docente di Arte e Impresa alla cattolicadi Milano. Membro del comitato artistico del triennale di Milano/teatro.Membro del cda della Fondazione Adolfo Pini. Presidente di ArtsFor,società di progettazione/consulenza culturale e di formazione.

